Sempre più stranieri in Serie A: i dati di un sistema in crisi
Il tema della presenza massiccia di giocatori stranieri in Serie A torna al centro del dibattito, soprattutto alla luce delle difficoltà che la Nazionale italiana sta incontrando nel rinnovarsi e restare competitiva a livello internazionale.
Oggi, oltre il 65% dei calciatori impiegati nel campionato di massima serie non è italiano, un dato tra i più alti d’Europa.
Solo la Premier League inglese e la Ligue 1 francese superano questa quota, ma con differenze sostanziali: l’Inghilterra, pur accogliendo tanti stranieri, ha investito fortemente nel sistema dei vivai e ha lanciato in nazionale una generazione d’oro.
La Francia, dal canto suo, continua a sfornare talenti grazie a un sistema federale capillare e a un’impostazione atletico-tecnica ormai collaudata.
In Italia, invece, il numero crescente di stranieri – spesso di medio livello – riduce lo spazio per i giovani azzurri, specie nei ruoli chiave.
Il risultato è una Nazionale che fatica a trovare ricambi, soprattutto in attacco e a centrocampo, e che rischia di non qualificarsi al terzo Mondiale consecutivo.
A preoccupare non è tanto la presenza di stranieri di qualità, quanto l’assenza di normative/progetti che consentano ai talenti italiani di emergere.
Senza un cambio di rotta nelle politiche dei club e nella valorizzazione del settore giovanile, il futuro della maglia azzurra rischia di essere sempre più legato alle eccezioni che alle regole.



 
													 
			 
			 
			 
			 
			 
			 
			 
			 
			 
			 
					
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