La Grand Prix Driver Association contro la FIA: cosa sta succedendo?
Negli ultimi giorni si sente sempre di più parlare, in ambito Formula 1, della “GPDA” abbreviazione di “Grand Prix Drivers Association”.
Questa infatti ha aperto un nuovo profilo Instagram, seguito da tutti i piloti del Circus, in cui è apparso un primo post contenente un comunicato ufficiale dell’associazione contenente la richiesta di un trattamento differente in merito alle strette volute dal presidente Ben Sulayem sulle parolacce, oltre che una revisione delle sanzioni finanziarie utilizzate finora.
Ma cos’è il GPDA e cosa sta succedendo tra i piloti e la FIA? Scopriamolo insieme.
La nascita e le motivazioni dell’esistenza del GPDA
Il GPDA è l’associazione nata l’11 maggio 1961 che unisce i piloti di Formula 1, il cui obiettivo principale è quello di migliorare la sicurezza all’interno dei circuiti e salvaguardare i piloti, tutelando indirettamente anche gli spettatori.
Il primo presidente della storia della GPDA fu Stirling Moss, che rimase in carica fino al proprio ritiro nel 1963. Nonostante i grandi sforzi messi in campo sin dall’inizio, il comitato iniziò ad avere un’importanza effettiva solo qualche anno più tardi: siamo nel 1969, nel GP del Belgio.
Proprio in quest’occasione arriva la prima vittoria dell’associazione: i piloti riescono a far annullare la gara a causa della pericolosità del circuito di Spa e l’anno successivo la GPDA riesce a convincere il Circus a disputare il Gran Premio di Germania sul tracciato di Hockenheim e non al Nurburgring.
Il boicottaggio del GP del 1982
L’evento più rilevante però è indubbiamente l’iconico sciopero che prese piede durante il weekend del GP del Sud Africa del 1982, nel quale i piloti, guidati dai rappresentanti della GPDA Niki Lauda, Gilles Villeneuve e Didier Pironi, si contrapposero alla FOCA e alla FISA a causa dell’aggiunta di un nuovo articolo del regolamento, il numero 58, secondo il quale i piloti non avrebbero potuto far causa per nessun motivo all’organizzazione dei GP.
Ma la situazione non finisce qui, infatti il nuovo regolamento impose il divieto ai piloti di rescindere il contratto dal proprio team e di ledere l’immagine della Formula 1, obbligandoli a rispettare ogni regola del mondiale. I piloti dunque, infastiditi da queste condizioni, decisero di boicottare il GP prendendo un pullman che li portò al Sunnyside Park Hotel, che occuparono.
La FISA, messa alle strette dalla decisione dei piloti, propose di discutere della faccenda dopo il Gran Premio, trovando dapprima il rifiuto dei piloti, che poi decisero di parlare del regolamento a seguito della corsa.
Lo stop e il ritorno con Michael Schumacher
La GPDA però visse anche un momento di blocco a seguito dell’addio di Pironi, momento in cui l’associazione si sciolse per poi rinascere nel 1994, a seguito dello spaventoso weekend di Imola.
A capo della nuova GPDA venne scelto Michael Schumacher e due anni più tardi l’associazione si trasformò in una società, con tanto di costituzione formale e una sede a Monaco.
L’organigramma del GPDA
Ancora oggi, per quanto non sia obbligatorio farne parte, tutti i piloti in griglia ne sono membri ed uno di questi, vale a dire George Russell, è uno dei direttori della società insieme alla consulente legale Anastasia Fowle e l’ex pilota Alexander Wurz, eletto come presidente. Fino alla sua carriera in F1, anche Sebastian Vettel era uno dei direttori, affiancando George Russell che a sua volta aveva preso il posto di Romain Grojean.
La GPDA ha avuto un’importanza fondamentale per far si che fosse posta maggiore attenzione alla protezione dei piloti, assicurando l’introduzione di sistemi di sicurezza come l’Halo ed il miglioramento delle condizioni di lavoro complessive dei piloti. Proprio questo è il punto su cui la GPDA è tornata a discutere quest’anno, in particolar modo nell’ultimo periodo, e che ha portato alla nascita di un profilo Instagram sul quale è stato condiviso il comunicato ufficiale di cui parlavamo ad inizio articolo.
La GPDA contro il presidente FIA: cosa sta succedendo?
Attraverso il proprio canale l’associazione ha infatti attaccato duramente il presidente della FIA, Mohammed Ben Sulayem, in merito alle recenti strette volute sul linguaggio utilizzato dai piloti, puntando il dito anche sulle sanzioni finanziarie adottate come punizione.
“Come in ogni sport, sappiamo di doverci attenere alle decisioni dell’arbitro ma per quanto riguarda le parolacce, c’è differenza tra quelle usate intenzionalmente per insultare qualcuno e quelle casuali, come quando si descrive il maltempo o una situazione di guida. Per questo esortiamo il Presidente della Fia a misurare il suo tono quando si riferisce ai nostri piloti. Sono adulti e non hanno certo bisogno di consigli su certe questioni banali, come indossare gioielli o delle mutande” – questa la provocazione diretta presente sulla nota.
La svolta dopo il GP di Baku e le sanzioni a Verstappen e Leclerc
Il tutto nasce infatti nel post GP di Baku, che ha visto Max Verstappen essere punito con una sanzione da scontare con i lavori socialmente utili per l’utilizzo di espressioni inopportune. La stessa cosa è successa nel GP del Brasile quando, in conferenza stampa, Charles Leclerc ha commesso lo stesso errore, a cui però è corrisposta una sanzione differente (trovi qui i dettagli).
Questo il motivo per cui i piloti hanno richiesto un cambio radicale, oltre che un diverso approccio del presidente della Fia nei loro confronti considerando che, secondo quando dichiarato dall’associazione, le multe decise dalla presidenza danneggiano l’immagine della serie, specificando come tutto il denaro dovrebbe essere utilizzato per il bene dello sport.
Una presa di posizione importante dunque, che attende ancora risposte. Voi come la vedete? Fatecelo sapere nei commenti e continuate a rimanere aggiornati su Bobet News.
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