Tweet provocatorio: “Integrità > 40.000 punti”, Kanter rovina la festa a LeBron James
Non ha fatto in tempo a godersi la festa per il raggiungimento del traguardo storico dei 40.000 punti in carriera, che Lebron James si è trovato, o per meglio dire ritrovato, al centro di una bufera: Enes Kanter, ex centro NBA ora noto come Enes Freedom, ha lanciato un attacco contro la superstar dei Los Angeles Lakers.
Il perché è un qualcosa che già da diversi anni contrappone Freedom e LeBron James, ed ha a che fare con il coinvolgimento del campione con Nike, oltre che con i suoi interessi commerciali in Cina. L’ex giocatore ha dunque espresso le sue preoccupazioni riguardo alle violazioni dei diritti umani in Turchia e in Cina, e questa volta l’attacco è stato veicolato attraverso un tweet provocatorio: “Integrità > 40.000 punti”, facendo riferimento a quello che Kanter considera come un mancato rispetto nei confronti delle violazioni dei diritti umani perpetrate in Cina, il tutto perché così facendo James proteggerebbe i suoi interessi economici e gli sponsor.
Questa accusa ha sollevato certo un polverone su James e sulla sua moralità, ma allo stesso tempo ha fatto sorgere importanti interrogativi sulla presunta esclusione dall’NBA dello stesso Kanter, il quale ha più volte attribuito la sua situazione alla sua immagine di personaggio scomodo per la lega. Infatti, le sue critiche hanno permesso il sollevarsi di un dibattito più ampio sulla responsabilità sociale degli atleti e sull’equilibrio tra impegno civile e interessi commerciali, e dunque su quanto gli atleti debbano essere responsabili delle questioni sociali e politiche in relazione agli interessi e agli obblighi commerciali.
Anche se molti, sia tra i colleghi che non, abbiano criticato l’azione di Freedom, va ugualmente sottolineato come il suo gesto inviti ad una riflessione critica sulla posizione degli atleti di fronte alle questioni globali, i quali godono di un’influenza e di una visibilità tali da poter raggiungere un pubblico molto ampio e da influenzare in modo significativo le opinioni e le percezioni collettive.
L’ex giocatore di Jazz, Thunder, Blazers e Celtics si è dunque fatto nuovamente paladino della giustizia contro i regimi autoritari; non è la prima volta che ciò accade: dopo aver criticato la Turchia di Erdogan, motivo per il quale ha rischiato grosso venendo considerato alla stregua di un terrorista, ha fatto lo stesso con la Cina di Xi Jinping. Nonostante la mancanza di repliche, la vicenda non sembra chiusa qui.
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