Red Bull e il T-Tray: un caso che potrebbe influire sulla rincorsa al titolo
Manca sempre meno all’importante Gran Premio di Austin, ma nelle ore che hanno preceduto il via ad essere protagonista è stato un caso che rischia di influenzare notevolmente il prosieguo del Campionato Mondiale di Formula 1: la Red Bull ha infatti ricevuto lo stop dalla FIA sull’utilizzo del sistema che le permetteva di regolare l’altezza da terra in un’area cruciale della monoposto, il cosiddetto “T-Tray”. Questa soluzione, considerata una violazione del regime di parco chiuso, ha complicato ulteriormente la situazione per la scuderia austriaca, già alle prese con una RB20 difficile da bilanciare.
Il caso: cos’è successo?
La questione è nata attorno al sistema di regolazione del T-Tray, la parte più avanzata del fondo della monoposto situata sotto l’abitacolo. Questo componente è soggetto a impatti contro l’asfalto, che possono consumare il plank di resina oltre il limite consentito (1 mm), compromettendo le performance. La soluzione Red Bull consentiva di regolare questa zona anche durante il parco chiuso, un’azione vietata dal regolamento.
Normalmente, le squadre possono regolare il T-Tray prima delle qualifiche, agendo sugli ammortizzatori della zona. Tuttavia, secondo quanto emerso, il sistema di Red Bull permetteva di eseguire questa operazione direttamente dall’interno dell’abitacolo, aggirando così il vincolo regolamentare che vieta cambiamenti in regime di parco chiuso.
I vantaggi del sistema escogitato da Red Bull
Pur non modificando l’altezza da terra dell’intera vettura, la regolazione del T-Tray garantiva comunque un vantaggio aerodinamico significativo. Le attuali Formula 1 a effetto suolo sono estremamente sensibili alla distanza tra il fondo e l’asfalto, dove anche una variazione di 1 mm può fare una grande differenza. La capacità di Red Bull di avvicinare il T-Tray al suolo durante le qualifiche permetteva di ottenere maggiore carico aerodinamico e, al contempo, limitare l’usura del plank durante la gara, regolando l’ammortizzatore per rialzare la vettura.
Questo stratagemma garantiva alla scuderia un vantaggio nelle qualifiche, con un possibile guadagno di posizione in griglia di partenza e, di conseguenza, una gara più semplice con meno veicoli da superare e meno turbolenza aerodinamica.
Le Ripercussioni per Red Bull e il Mondiale
Nonostante la scoperta del sistema, la FIA ha deciso di non infliggere alcuna sanzione alla Red Bull dato che la difficoltà ora sta nel dimostrare che il sistema non sia stato effettivamente utilizzato per violare il regime di parco chiuso, ma semplicemente per test in altre fasi della gara. Inoltre, penalizzare Red Bull potrebbe avere un impatto negativo sia sull’immagine della scuderia che sull’intero campionato di Formula 1, ancora apertamente in corsa per il titolo, motivo per cui in precedenza è stata “graziata” anche la McLaren in merito a delle alette sospette nella parte posteriore della monoposto.
Tuttavia, il divieto di utilizzo del sistema complica notevolmente la gestione della RB20, già conosciuta per i suoi problemi di bilanciamento. Questa decisione arriva in un momento cruciale, alla vigilia del Gran Premio di Austin, noto per essere un circuito particolarmente severo sull’usura del fondo delle vetture.
Parola alla pista
La vicenda legata alla regolazione dell’altezza da terra di Red Bull potrebbe rappresentare un punto di svolta nel Campionato Mondiale di F1 2024. Con la scuderia costretta a risolvere i problemi legati alla RB20 e a trovare nuove soluzioni regolamentari, il finale di stagione si preannuncia ancora più combattuto.
Per restare aggiornato su tutte le novità del Gran Premio di Austin e del Mondiale di Formula 1, continua a seguire Bobet News.
Comments (1)
[…] la bufera in casa Red Bull per la questione T-Tray (leggi qui tutto quello che c’è da sapere in merito), la scuderia ha un motivo più che buono per tornare a […]