MotoGP: l’eredità di Valentino Rossi e la nuova era delle due ruote
Con il ritiro di Valentino Rossi al termine della stagione 2021, la MotoGP ha salutato uno dei suoi simboli più iconici.
Il vuoto lasciato dal “Dottore” non è stato solo sportivo, ma anche carismatico: per oltre vent’anni Rossi è stato una bandiera del motociclismo in tutto il mondo, attirando milioni di tifosi anche al di fuori del paddock.
Una volta terminato il capitolo di Valentino sulle due ruote, la MotoGP non si è fermata.
Anzi, ha aperto una nuova fase fatta di giovani talenti, nuovi equilibri e una competizione forse mai così aperta.
Senza un dominatore assoluto, il post-Rossi si è contraddistinto per la varietà: Pecco Bagnaia, allievo dell’Academy VR46, ha saputo portare in alto la bandiera italiana, vincendo due titoli consecutivi (2022 e 2023) con la Ducati, marchio che oggi domina dal punto di vista tecnico.
Accanto a lui, protagonisti come Jorge Martín, Marc Márquez (oggi in cerca di rilancio dopo svariati infortuni) e giovani emergenti come Pedro Acosta, considerato uno dei volti del futuro.
Negli ultimi anni, la competizione si è fatta sempre più agguerrita.
Le moto sono sempre più performanti e le differenze tra i costruttori si sono ridotte.
I team si sfidano su ogni pista con distacchi minimi, rendendo ogni gara imprevedibile.
La presenza di Valentino Rossi si avverte ancora nel paddock attraverso il team VR46 Racing Team, nella formazione di giovani piloti e in una mentalità vincente che ha rivoluzionato il modo di “fare motociclismo”.
Il ritiro di Rossi ha segnato la fine di un’era, ma ha anche aperto la porta a una MotoGP più aperta, competitiva e moderna.
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