Marco Di Bello: un arbitraggio discutibile durante Lazio – Milan
Né giocatori, né allenatori tantomeno dirigenti. Il protagonista, negativo, indiscusso del match tra Lazio e Milan è stato il direttore di gara Marco Di Bello.
Designato per dirigere la gara all’Olimpico, il suo arbitraggio si è rivelato piuttosto discutibile. Un arbitro dal cartellino facile. Di Bello, infatti, ha espulso ben tre giocatori della Lazio – Pellegrini, Marusic e Guendouzi – dando spazio a tante proteste in campo e anche nel post-gara.
L’AIA ha deciso di fermare, almeno per un mese, l’arbitro della sezione di Brindisi. Ciò significa che Di Bello non dirigerà come minimo tre gare di Serie A.
Diversi gli interrogativi sugli oltre novanta minuti all’Olimpico. Primo tra tutti il mancato rigore concesso alla Lazio in quello che è stato il contatto tra Castellanos e Maignan. Strano ma vero, per l’AIA la decisione al riguardo è stata corretta.
Nel secondo tempo l’espulsione di Pellegrini: Castellanos a terra dopo un contrasto con Bennacer, il pallone arriva nella zona di Pellegrini che ha cercato di mandarlo in fallo laterale ma, dall’altra parte, ha trovato un Pulisic che ha continuato a giocare. Per questo è stato trattenuto fallosamente dal giocatore biancoceleste.
Doppio giallo, dunque, per Pellegrini costretto ad abbandonare il rettangolo di gioco. Il secondo cartellino era lecito, ma l’errore è stato commesso a monte quando il direttore di gara avrebbe dovuto fermare il gioco ancor prima.
Poco dopo la rete del Milan con Okafor, arriva a un altro cartellino rosso, questa volta per Marusic. Il laziale avrebbe rimediato l’espulsione dopo una reazione nei confronti di Di Bello.
Soltanto due minuti dopo è toccato a Guendouzi: il centrocampista ha reagito con veemenza ad un fallo commesso da Pulisic, con quest’ultimo ammonito.
Insomma tanti dubbi e incertezze che attanagliano il match all’Olimpico.
A ‘difesa’ dell’arbitro anche la moglie Carla Faggiano che ha scritto una ‘lettera’ sul proprio profilo Instagram. Ecco un estratto: “Non voglio parlare di arbitraggio, non posso però parlare di sport perché sport non è più – si legge nel post – nello sport non c’è spazio per odio e violenza. Invece sono due giorni, e chissà quanti altri ne seguiranno, che su un uomo si stanno riversando le più indicibili cattiverie e ostilità. È un accanimento mediatico e sociale senza precedenti”.
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