Le difficoltà della Juventus nel dopo-Marotta

Le difficoltà della Juventus nel dopo-Marotta

Le difficoltà della Juventus nel dopo-Marotta

Da quando Giuseppe Marotta ha lasciato la Juventus nell’autunno del 2018, il club bianconero ha vissuto una lunga fase di transizione.

L’addio del dirigente, artefice di un ciclo vincente caratterizzato da 9 scudetti consecutivi e due finali UCL, ha segnato un punto di svolta nella gestione societaria e sportiva.

Dopo lunghi anni di successi quasi ininterrotti, la Juventus ha dovuto fare i conti con scelte tecniche controverse, strategie di mercato altalenanti e una perdita progressiva di identità.

Con Marotta, la Juventus aveva saputo coniugare risultati e razionalità economica: l’arrivo di giocatori come Pirlo, Pogba, Tevez e Dani Alves aveva mostrato una capacità di visione e una competenza gestionale che avevano riportato il club ai vertici del calcio europeo.

Dopo la sua uscita, però, la società ha imboccato strade più rischiose

Negli anni successivi, i cambi di guida sportiva hanno accentuato l’instabilità.

Fabio Paratici prima, poi Federico Cherubini e Cristiano Giuntoli, hanno cercato di ricostruire un’identità tecnica coerente, ma con risultati discontinui.

La squadra è apparsa spesso senza una direzione chiara, sospesa tra la ricerca di un nuovo stile di gioco e la nostalgia del pragmatismo che aveva caratterizzato l’era Marotta.

Anche sul piano economico, la Juventus ha dovuto affrontare un ridimensionamento.

Gli effetti della pandemia, uniti a una gestione finanziaria meno oculata rispetto al passato, hanno imposto scelte dolorose: cessioni eccellenti, contenimento dei costi e un mercato sempre più vincolato dalle necessità di bilancio.

A questo si è aggiunto il peso delle vicende giudiziarie e delle inchieste sportive, che hanno minato la credibilità del club e costretto la società a un percorso di rinnovamento strutturale.

Oggi la Juventus cerca di ritrovare sé stessa. Tuttavia, ricostruire una mentalità vincente richiede tempo: la Juventus non è più la corazzata che dominava il campionato, ma una squadra in cerca di una nuova identità.

Il dopo-Marotta, dunque, rappresenta ancora una sfida aperta. L’eredità del dirigente va oltre i trofei: era una filosofia di lavoro, fatta di competenza, prudenza e lungimiranza. E forse proprio lì, nel ritrovare quello spirito, si nasconde la chiave per far tornare la Juventus a essere la Juventus.

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